sabato 12 novembre 2016

UN POETA A CASO, MA NON TROPPO: JOLANDA INSANA



di FRANCESCO GALLINA



I veri poeti non fanno rumore
se non per qualche scheletrico istante
appena dopo il rigor mortis:
un trafiletto sui giornali
–  se va di lusso –  
e rotolano giù subito nell’oblio. 


Questo è l'incipit di una mia poesia. Non so quale valore abbia - se ne può avere qualcuno -, ma sono certo della sua verità. Fatte alcune eccezioni, ai giorni nostri i Maestri del Verso faticano a sopravvivere presso il vasto pubblico. Carenza di attenzione che si verifica già in vita, per poi cronicizzarsi definitivamente post mortem, non fosse per gli 'addetti al settore' e per qualche vero amante della Poesia. Quando è morta Jolanda Insana, il 27 ottobre scorso, ho avuto un'amara sensazione di menefreghismo generale da parte dei media nazionali. Perché è sacrosanto esaltare Bob Dylan, ma ci si aspetterebbero due righe, due parole anche sui poeti di casa nostra. Notevole l'articolo dedicato dal 'Manifesto' alla poetessa messinese scoperta da Raboni. Non me ne sovvengono altri, se non un piccolo spazio sul Corriere. La morte, in letteratura - e in critica letteraria, soprattutto - non è morte, ma nuova vita. Si riprendono in mano le opere di una vita, e si tirano le somme, secondo parametri critici diversi, ma si tirano. Si devono tirare. La morte, in letteratura, può essere la straordinaria occasione per scoprire i sempreverdi frutti artistici di una poetessa appartata, ma dalla notevolissima verve linguistica e stilistica. Insana nasce come poetessa della sciarra, termine di origine tedesca che sta ad indicare la rissa, l'alterco accesso e chiassoso, che in Insana diventa mezzo per conquistare la libertà dalle violenze a cui la vita è spesso sottoposta. Dal suo io ferito e dolorante sgocciolano indignati epigrammi di invettiva. Questo che proponiamo per la consueta rubrica poetica del sabato, è tratto dal poema monologo La stortura del 2002. Accompagniamo i versi con un murale dell'artista ecuadoriano Oswaldo Guayasamín.


 da LA STORTURA di JOLANDA INSANA






il fango di Sarno dispiega la forma della mente del paese
e mentre si indaga sul magistrato
che denuncia ricatti e confusione
scappa il condannato per mafia bancarotta eversione

nella fossa biologica precipitano i nomi delle cose
e tutti a sciacquarsi le palle con 35 ore sì 35 ore no

niente rottamazione di dentiere
sepolcri iperbarici o strumenti di riabilitiazione
mentre la detrazione fiscale per spese mediche
scende dal 22 al 19%
per dare una mano all’evasione
e l’inflazione è sotto il 2%
ma il latte è aumentato più del 10%
insieme al gas alla luce e al telefono
e al 27% resta ferma la tassa sul reddito da interessi
che a tasso 0,25% il Credito Italiano dà
ai risparmi del poveretto

a quando la rottamazione dei vecchi
per non pagargli la pensione e l’assicurazione?



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