giovedì 5 maggio 2016

SAN LIBORIO: DOPO L'ESCORIAL, LA CAPPELLA PIÙ GRANDE D'EUROPA





di FRANCESCO GALLINA




Soffre di calcoli, il Duca Borbone soffre di mal di pietre. Un gastroenterologo, oggi, la chiamerebbe calcolosi renale. Il Duca decide allora di dedicare la propria cappella in onore del Santo patrono degli affetti da calcolosi renali. Si chiama Liborio. Il santo ha origini francesi e vive nel secolo IX. Ma non siamo nell'Alto Medioevo e non siamo in Francia. Questa è la storia della cappella reale più grande d'Italia e la seconda in Europa, dopo l'Escorial di Madrid. Si trova nella piccola Versailles del ducato di Parma. #Busillisblog, oggi, vi accompagna alla scoperta della cappella Ducale di San Liborio a Colorno.  






Percorrendo la strada che conduce dalla stazione al famoso Palazzo Ducale, il turista si imbatte, in quel di Colorno (PR), in quella che a primo acchito sembra una normale chiesa, ma che in realtà è la Adiacente alla Reggia Farnesiana, la piccola Versailles del ducato di Parma, è opera dell'architetto E. A. Petitot  che la progetta nel 1754, e solo per volere del Duca Ferdinando di Borbone il progetto diventa realtà, prevedendo la distruzione del preesistente oratorio di San Luigi, di orientamento ribaltato di 180 gradi rispetto all'attuale cappella. Dopo la consacrazione del 1777, il Duca decide di invertire l'orientamento della cappella per facilitarne la fruizione degli abitanti: a Donnino Ferrari va il compito di progettare così la nuova facciata, caratterizzata da doppio ordine di paraste ioniche e da un arco centrale a tutto sesto. Da nicchie laterali sporgono i santi Liborio, Bernardo e Vincenzo Ferreri, mentre da quella centrale la Madonna col bambino. Sotto il timpano un ovale bronzeo contornato da putti è inciso con la scritta in ebraico "Geova". Aprendo le porte verso la strada, alle celebrazioni potevano assistere anche i popolani e non più solo il Duca, che però se ne manteneva a debita distanza.






Entrati, infatti, notiamo subito la tribuna ducale della controfacciata: da qui il Duca assisteva alla messa e senza dover per forza salire. Non ci sono scale che conducono alla tribuna, ma una porticina, che conduce attraverso un cunicolo direttamente alle sale interne alla Reggia.
La cappella è strutturata come una chiesa a tutti gli effetti, con pianta a croce latina e tre navate separate da colonne di ordine corinzio. Di Domenico Muzzi è la splendida cupola, lacunosa - purtroppo - al centro. Sull’altare maggiore spicca la Predicazione di San Liborio di Gaetano Callani, nonché il pavimento più unico che raro composto con marmi policromi incastonati con intarsio con motivi floreali. Marmo rosso di Verona, marmo giallo di Siena, marmo rosa, grigio e nero di Carrara. 






Di notevole bellezza il coro ligneo antistante all'altare, le pale d'altare di importanti pittori dell'epoca, le sculture del Viganò, Cignaroli e Sbravati. Altra chicca imperdibile è l'organo Serassi, dotato di 3000 canne, 68 comandi e 8 mantici: numeri davvero eccezionali per l'epoca. Ma il Duca era musicofilo, ed era disposto a questo e ad altro. Lo testimonia il pregiato fondo musicale esposto. 
Ma le sorprese non sono finite, se consideriamo i raffinati reliquiari e il ricchissimo arredo liturgico composta da croci, troni, candelieri e leggii. L'officina artistica parmigiana dell'epoca è in piena ebollizione. La cappelletta più sorprendente è sicuramente quella del Santissimo Sacramento, progettata dall'architetto colornese Pietro Cugini, ornata con preziosi marmi grigi di età romana 'trafugati' dal palazzo di Tiberio presso gli orti farnesiani sul Palatino. Ne nascono patriarchi di grande plasticità, scolpiti in marmo bianco.

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